Rave party all’ecomostro
Foto: Federico Casella Testi: Jacopo CarozziNon ricordo precisamente come sono venuto alla scoperta di questo ditch, stavo facendo le mie ricerche varie per SAFARI e ad un certo punto sono sbattuto addosso a quello che poteva essere un gruppo Facebook o un forum, o forse, più probabilmente, la ricerca tramite immagini di Google. Lì ho trovato un flyer con una foto della diga che citava: “RAVE PARTY ALL’ECOMOSTRO”.
Parliamo appunto di un gigantesco impianto per la raccolta dell’acqua piovana mai entrato in funzione, fermo dal 1986 per motivi economici e per l’incompatibilità ambientale dell’opera con il microclima della valle. Una valanga di metri cubi di cemento abbandonati in mezzo al niente. Solo che a guardarlo non viene da pensare all’impatto ambientale o a feste matte, la prima cosa che salta in testa è che questo è un cazzo di spot!
Scovarlo non è stato facile. Sapendo solo a grandi linee in che zona si trovasse, ma senza riferimenti specifici, e con un volantino volutamente omertoso sulla location, capire esattamente dove fosse sembrava impossibile. Ma con un po’ di Google Maps e ricerche incrociate sono riuscito a trovare l’agognato pin.
Scoprire uno spot mi gasa tanto quanto fare un trick: appena lo trovo penso subito a come skatearlo. Quando ho mandato la foto nella chat del tour, ognuno degli altri ha iniziato a fantasticare sui vari trick da farsi.
Quando lo siamo andati a checkare, a San Piero in Campo, oltre a renderci conto che era molto (ma molto) più grande di quanto sembrasse in foto, abbiamo scoperto che tra l’entrata e il Roll In c’era un’enorme vasca d’acqua stagnante che impediva il passaggio. Nessuno dei presenti si aspettava di trovarsi davanti un Roll In alto come una palazzina, con oltretutto un flat d’altri tempi. E anche se da lontano era difficile capire la pendenza del bank, data l’altezza si era praticamente dimezzata la lista di idee di trick da fare.
Nel momento più acceso della discussione su come arrivare allo spot, mentre si valutavano i pro e i contro di noleggiare delle canoe o di costruire una zattera, a tutti ha suonato il telefono: “È una pesata ma secondo me si droppa”. Infatti, mentre noi perdevamo tempo in chiacchiere, il Simo (Verona n.d.r.), testardo come un mulo, ha invocato lo spirito di Magellano e pensato di circumnavigare tutta la diga, riuscendo ad arrivare sopra il Roll In.
Entrare non è stato comunque facile, ha richiesto l’utilizzo di corde e diversi alberi sono stati scalati. Una volta in cima la grandezza dello spot era tale che alcuni di noi per le vertigini non sono neanche riusciti a camminare sul terrazzino, e il bank era talmente incazzato che facevamo fatica a scendere a piedi, e risalire senza corde era impossibile.
Per me è questa la vita, una quindicina di amici completamente zingari, in giro a skateare dighe che puzzano di merda con le carcasse di cervi, cucinando salsicce in mezzo alle zecche, alla ricerca di quel feeling che solo un posto del genere ti può dare.
Shout out to the ravers and to the Samurai boys. It was one for the books.