Freni a mano nella capitale: intervista a Matteo Botti
Foto: Ramon Zuliani, Federico Casella Testi: Pietro Tirelli, Davide VirdisAM Cosa ti soddisfa nella vita e nello skateboarding?
MB Lo skateboarding e tutto ciò che gli sta dietro. Le situazioni che si creano e i rapporti che instauri. Una cosa che mi ha sempre dato un sacco di soddisfazione sono i ritmi ai quali ti abitui: sembrano andare completamente in un’altra direzione rispetto a quella che prendono tutti. Come se vivessi in un mondo parallelo e vedessi tutte le persone che ti passano affianco camminare ad una certa velocità mentre tu vai contromano, un'attitudine che cerco di applicare anche nella vita di tutti i giorni. Questo è ciò che mi soddisfa maggiormente. Questo e le sgumme in macchina.
AM Con chi ti piace skateare, dove e perché?
MB Mi piace skateare con quelli che hanno una visione simile alla mia. Con chi lo fa per puro divertimento. Mi piace girare per lo più in street e andare in giro a cercare spot nuovi e improbabili e provare con i miei amici a inventare una maniera di skatearli. Così si alimenta la fotta di skateare assieme. Senza stress, magari mentre ci si beve una birra.
AM Perché spesso posti foto di tramonti su Instagram?
MB Ahahah non so come spiegarlo. Mi piace, c’è qualcosa di sentimentale, penso di essere legato a tutti i tramonti che vedo, come se ognuno avesse qualcosa di personale, vicino alle mie esperienze ed ai miei affetti. Tra l’altro ne ho molti di più fotografati rispetto a quelli effettivamente postati. Poi oh, sono belli i tramonti.
AM: Cosa ne pensi della scena skate romana di adesso e quella degli anni Novanta?
MB Sono cresciuto con i miei idoli: Papik, con cui ho iniziato a skateare, Ale Martoriati e King Gasp (Gaspare Gentile n.d.r.). Loro sono la triade romana che più mi ha influenzato, prima con i video e poi per mia fortuna, conoscendoci di persona e andandoci a skateare assieme condividendo delle esperienze fantastiche. Gaspare mi ha fatto conoscere la scena italiana, con lui sono andato per la prima volta in tour. Per me loro sono la storia di questa città, persone che senza niente si sono create la propria realtà e si sono fatti conoscere in Italia e nel mondo portando con sé la scena romana. Quella di adesso è una bella scena, ci sono un sacco di ragazzetti che spingono, e pure un sacco di ragazze che hanno iniziato a skateare. Se vieni a Ponte della Musica li vedi. Forse l’unica pecca di questa generazione è il fatto di essere un po’ troppo legata al mondo dei social, perdendo di vista l’idea di dedicarsi a progetti più core, più lunghi, ma ovviamente questa è una questione generale e non esclusiva di qui.
AM Un sogno che vorresti si realizzasse?
MB Non ho un obiettivo specifico, non sono un sognatore. Voglio però continuare a skateare e mantenere tutte le amicizie che ho adesso. Lo dico perché questo è un momento per me particolarmente bello; ho ritrovato tutti i miei amici dopo un periodo di mia assenza dovuto a problemi di cuore, ed ora mi sto rendendo conto di quanto mi stessi perdendo una parte fondamentale della mia vita, che per un attimo ho temuto non sarebbe tornata. Quando sono tornato loro erano sempre lì, non se n’erano mai andati. Il mio sogno è continuare in questa direzione tenendo strette le persone a cui tengo.
AM I tre migliori stili nello skateboarding?
MB In Italia? Non perchè me lo chiede lui, però metto lo stesso Ale al primo posto. E poi Martino Cattaneo e Tito Colica.
AM Un video di skate “antico” che ti ha segnato?
MB Tutto ciò che ha fatto Rob Welsh. Quella è religione per me.
AM Meloni o Conte?
MB Oddio, Conte. Si va per il male minore.
AM Adidas o Nike?
MB Adidas.
AM Dio c’è?
MB No.
PR Hai mai fatto un trick davanti ad una persona per farti notare? Per chi e che trick?
MB Sì, avevo probabilmente diciotto anni. C’era una ragazza, che veniva sempre allo skatepark, che mi piaceva e io penso di aver speso un buon pezzo di giornata a farle treflip davanti ma lei non mi ha mai cagato.
PR Quali cambiamenti noti nello skateboarding da quando hai iniziato ad oggi?
MB Sicuramente il fatto che sia entrato negli sport olimpici ha cambiato parecchio la visione che hanno le persone dello skate. Prima eri percepito come uno scappato di casa, un alcolizzato e un drogato. Tutte cose peraltro vere. Ora, anche se continuiamo ad essere degli alcolizzati scappati di casa e le cose per noi non sono cambiate, l’idea e la percezione che i non addetti ai lavori hanno di questo mondo è diversa, molte più persone ci si avvicinano facilmente. I bambini iniziano a skateare prestissimo. I problemi con i passanti e con la gente quando gli skatei il cortile condominiale ci saranno sempre. Però lo skateboarding in generale, specie se fatto al park, mi sembra più sdoganato.
PR Trick, skater e company preferita?
MB Switch Flip, Rob Welsh, Polar.
PT Raccontami un po’ la storia che c’è dietro la missione di scattare la stessa foto allo stesso spot che Ale scattò con Reda².
MB In uno dei miei primissimi giri in street con Papik mi ricordo di aver visto quella scala, bellissima, perfetta, ma allora non ero assolutamente in grado di skatearla. L’ho ollata la prima volta forse due anni dopo, poi guardando i video di Ale l’ho rivista e ho visto la foto del treflip e da allora ho sempre pensato che ci avrei voluto scattare anche io qualcosa, un po’ anche per rendergli omaggio. Ale ha fatto il suo treflip quando avevo quattro anni, e dopo quasi venticinque anni sono tornato a fare il mio trick scattato nella stessa maniera. Avere una foto che cita il mio skater preferito romano è una soddisfazione incredibile.
PT: Parlami del tuo rapporto con il “freno a mano”, con la macchina, nella vita e nello skateboarding.
MB: Partiamo con quello più semplice: con la mia macchina ci faccio poco poiché è a trazione anteriore, forse solo due sgumme quasi da fermo. Nello skateboarding il freno a mano, nelle mie esperienze, sono sempre state le relazioni con le ragazze. È successo un po’ di volte che mi facessi troppo prendere dai quei momenti, rallentando così sulla cosa che davvero mi fa stare bene, ossia lo skateboarding. Nella vita ora invece non penso di avere un freno a mano. Sono contento di quello che ho, un lavoro, una famiglia orgogliosa di me e una bella compagnia di amici con cui skateare, quindi l’ultima cosa a cui penso è il freno a mano.
PT Donne e motori o donne o motori?
MB Donne e motori, gioie e dolori.
Clio Milleotto
Tante sono le cose che si possono recriminare ai francesi, troppe. Una cosa è scritta nella pietra però. Sono i primi al mondo nel far andare forte forte piccole auto economiche a trazione anteriore. Accessibili, pop come Madonna, veloci e pericolose. Tanto veloci da poter dare fastidio ad auto ben più blasonate, tanto pericolose da guadagnare il titolo di bare su ruote e tanto accessibili da essere alla portata di un qualsiasi ventenne con uno straccio di lavoro. Questo vantaggiosissimo format iniziò presto ad avere un notevole impatto anche nel mondo del motorsport, dove cominciavamo a vedere la stessa auto che la nonna usava per andare a ritirare la pensione montare motoroni sovrapotenziati. E se nel mondo del rally la protagonista assoluta di questa storia è la prestigiosa e costosa Clio Williams, a livello popolare la vera eroina è la celeberrima Clio 16 valvole, nata nel ‘91 e conosciuta bonariamente come “Il Clio Milleotto”, data la cilindrata da 1.800 centimetri cubici. Una macchina che, se guidata con sufficiente “coltello tra i denti”, riuscirà sempre a stare davanti alle sue sorelle maggiori, alla metà del prezzo, nel caso di quella di Matteo, con il doppio del rumore.
Pietro scrive e cura le illustrazioni di Fotta. Lo fa quando non è a Parigi a frequentare il jet set, in tour a fare il pro skater, o in generale a fare la rockstar. Dietro ai tatuaggi nasconde un animo gentile, che colleziona macchinine e pedali per la chitarra.