Fotta

Maratona

Foto: Federico Casella Testi: Federico Casella

Non è una novità, da diversi anni va avanti un acceso dibattito sulla presenza dello skateboarding alle olimpiadi. Difese da pochi, che le vedono come un passo necessario per l’industria, osteggiate dai più, che le vedono come un tradimento dei valori della nostra cultura, volenti o nolenti, le olimpiadi di Parigi succederanno e porteranno nuovamente lo skateboarding all’interno del proprio contesto.
La ventitreesima olimpiade moderna sarà così moderna che tra gli sport aggiunti per questa edizione figurano il kitesurf e la breakdance, oltre agli ormai tradizionali skate e surf, arrampicata, sasso carta forbice, biglie, freccette e, ovviamente, le più classiche atletica leggera, vela, vari sport di lotta, tiro al piattello e via dicendo.
Visto che lo skateboarding olimpico non ci interessa particolarmente ma che volevamo fare qualcosa sul tema, abbiamo pensato di applicarci ad un altro sport. Quando, però, non ci hanno rilasciato il porto d’armi per i fucili da tiro, siamo stati costretti a ricalcolare i nostri piani.

Mosaico, Maratona - foto Federico Casella

Mattia Turco, Fs 5050 Grind, foto Federico Casella

Aref Koushesh, Bs Overcrook Pop Out, foto Federico Casella

È stato a questo punto che una sera, lavando i piatti, mi sono imbattuto in un podcast di Alessandro Barbero sulla storia della prima maratona e mi si è accesa la lampadina.
Io non corro. E se lo faccio è solo per prendere l’autobus. Non è pigrizia ma ho sempre pensato che lo sforzo fisico fine a se stesso sia semplicemente noioso. Correre attorno ad una pista ad anello, o ancora peggio su un tapis roulant, è divertente quanto guardare la vernice asciugare.
Dicono che faccia bene ma per uno come me, per cui l’unica attività aerobica è fumare Camel Blue, questo fa poca differenza. Chiaramente se invece si ha un buon motivo per farlo, che ne so, una gazzella che si sveglia la mattina e sa che deve correre più di un leone, oppure trovare dieci chiamate senza risposta dalla propria madre, insomma in tutte le situazioni in cui si decide tra la vita e la morte, “fight or flight” dicono gli americani, non si può fare altro che scattare. E questo è più o meno il caso della primissima maratona mai corsa.

Io non corro. Correre attorno ad una pista ad anello, o ancora peggio su un tapis roulant, è divertente quanto guardare la vernice asciugare.

Anno 490 a.C., l’esercito persiano di Re Dario I muove verso la Grecia conquistando diverse isole per poi sbarcare in Attica (la penisola di Atene), più precisamente nella baia della piana di Maratona. Qui, seppur in grave inferiorità numerica, l’esercito ionico riesce a respingere quello persiano in quella che verrà ricordata come una delle battaglie più importanti della storia, in quanto se fosse stata vinta da Dario I potremmo non aver avuto il periodo greco classico, con tutte le perdite culturali del caso, dal teatro alla filosofia, dall’epica alla democrazia.
E, forse, ecco perché a scuola si studiano il discorso di Pericle, la maieutica di Socrate, il mito della caverna di Platone e tutto quello che ne è derivato negli ultimi due millenni di civiltà occidentale. Con i soldati persiani in fuga e tutto l’esercito ateniese impegnato nella battaglia, la città era rimasta scoperta da un potenziale attacco via mare ad opera dei rinforzi persiani, rimasti ancora sulle navi. Era necessario che qualcuno avvisasse del pericolo imminente chi era rimasto ad Atene. Gli eserciti greci avevano delle figure pensate proprio per questo, gli emerodromi. Questi soldati erano specializzati nel portare messaggi in autonomia e in grande rapidità. In armatura completa ed armati di lancia e scudo consegnavano dispacci a piedi, correndo. Pare che l’emerodromo a cui è stato affidato il compito di correre in città per avvisare gli ateniesi della vittoria del loro esercito si chiamasse Fidippide. Era agosto, 2514 anni fa, quando Fidippide corse i 42 km che separano Maratona da Atene, dopo aver passato ore a combattere sotto al sole. Anche se oggi in città ne si trova uno ogni duecento metri, ai tempi non c’erano ancora i chioschetti con i frighi pieni di gatorade e birrette fresche. Pensando alla difficoltà di skateare con più di trenta gradi, non riesco ad immaginarmi correre nemmeno un chilometro con uno zaino, figuriamoci quaranta con uno scudo di bronzo, senza poi elettroliti, ancora tutti da inventare. “Νενικήκαμεν” (Nenikèkamen), ovvero “abbiamo vinto”. Queste le ultime e uniche parole pronunciate da Fidippide, appena arrivato in città, prima di collassare a terra e morire. Da allora si celebra la sua impresa, inserita come disciplina eccellente dell’atletica leggera, correndo 42 km alla volta.

Alex Tsaga, Gap to Fs 5050, foto Federico Casella

Luca Gozzo, Bs Nosegrind Bs 180 Out, foto Federico Casella

Thanos Panou, Fs Smithgrind to Fs Nosegrind, foto Federico Casella

Massimo Cristofoletti, Varial Heelflip, foto Federico Casella

Pallini - Alex Tsaga, Fs 5050 Grind, foto Federico Casella

Curiosando mi sono imbattuto in un altro podcast, questa volta di corsa, noioso forse solo quanto correre, che mi ha però insegnato due cose interessanti. La prima, che sospettavo, è che nessun essere umano è in grado di affrontare una maratona senza un allenamento specifico e un’ottima condizione psicofisica, due caratteristiche rare nel panorama skate. La seconda, che non sospettavo, è che il record moderno è di 2 ore e 35 secondi. Un rapido conto sulle dita dice che qualcuno ha corso per due ore a 21 km/h, senza pushare, rallentare o morire, umiliando tutte le persone diversamente atletiche del mondo, come me.

Ma correre non era mai stato nei piani. D'altronde, come ho già detto, io non lo faccio. La nostra idea, più classica, era invece quella di volare in Grecia e ripercorrere quei 42 km skateando tutti gli spot che avremmo incontrato. In molti mi dicevano da anni che Atene è la capitale mondiale degli spot, e una veloce telefonata a Thanos Panou mi ha confermato che sì, la città è skateabilissima, e che lo è soprattutto nella zona che collega Maratona alla città, e che nessuno aveva ancora mai fatto un progetto del genere. Perfetto. Un PDF con più di sessanta pagine di spot mappati sul percorso originale ha seguito la telefonata, confermando Thanos come una delle migliori tour-guide dello skateboarding europeo. A quel punto è stata una questione di scegliere la squadra, prenotare i voli e andare.

Gianmarco Ciselli, Fs Nosebluntslide, foto Federico Casella

Le persone vivono qui da più di tremila anni, e si vede. Come a Roma, e in tutti i luoghi abitati da ere e non da generazioni, la densità delle città e degli spazi antropomorfizzati è altissima. In tutta la Grecia vivono circa undici milioni di persone, di cui circa sei nell’area metropolitana di Atene. La morfologia del territorio mischiata alla densità fa sì che le stradine strette del centro, alternate ai grandi boulevard da capitale europea, siano tutte diverse e fitte di spot particolari. Il piano urbanistico della città non è chiarissimo, e le normative edilizie sembrano essere molto lasche, sempre ammesso che ci siano. Ogni palazzo è costruito in modo diverso, generando così spot unici. E così sono le strade che la collegano ai paesini del suo hinterland, come Maratona, dove anche se a tratti si dirada, la città non finisce mai.

Rafina - Alex Tsaga, Gap to Bs Crooked, foto Federico Casella

Il nostro inguaribile ottimismo è stato premiato quando siamo atterrati in concomitanza con l’inizio delle festività per la Pasqua ortodossa, che i local chiamano “la settimana grande”, in quanto tutti, ma letteralmente tutti, lasciano la città per tornare al proprio villaggio di provenienza e sfondarsi di agnello assieme ai propri parenti. Come da noi, ma un mese dopo. Questa fortuna ci ha permesso di skateare un sacco di spot dove altrimenti ci avrebbero probabilmente sparato, e di assaggiare tutte le varie torte, tortine e dolci pasquali della tradizione locale.

Rafina - Jip Koorevaar, Kickflip to Fs Wallride, foto Federico Casella

Il nostro percorso ha seguito quello della corsa storica, ed ha quindi avuto inizio nello stadio di Atletica di Maratona, costruito nel 2004 per la centesima olimpiade moderna, ed è finito allo Stadio Panathinaiko di Atene, costruito nel 329 a.C. per ospitare i giochi Panatenaici. Il primo ha vent’anni e ne dimostra cento, il secondo ne ha tremila e sembra sia ancora da inaugurare. Qualcuno più anziano di me direbbe “Non si fanno più le cose come una volta”, io invece mi soffermerò invece sul fatto che lo Stadio Panathinaiko, immenso, può ospitare fino ad 80.000 persone, ha al suo interno quasi trentamila metri cubi di marmo, cioè una piccola montagna. Ho fatto i conti, con tutto il marmo che c’è lì avrebbero potuto costruire quattro Milano Centrale e un paio d’altri ledge.
E quelli lo usano per correre, che si può fare su qualsiasi flat. È proprio vero che chi ha il pane non ha i denti.
Oggi Maratona è un piccolo paesino dalle dimensioni equiparabili a quelle di Gorgonzola ed è importante quasi solo per il suo stadio, da cui parte la corsa storica ogni anno.

Qui una statua di Niche, la dea greca della vittoria, ricorda il punto in cui gli Ateniesi hanno sconfitto i Persiani. E anche se oggi questo non è più un luogo di violenza, abbiamo deciso di rendere omaggio alla storia combattendo il nostro nemico giurato, l’asfalto, una battaglia dopo l’altra.
Forse è un caso che questo sia stato il tour di Fotta con più infortunati di sempre, forse no. In ogni caso è stato il più peso. L’hinterland di Atene sembra quello di Bari, ma più pulito. E anche se non ci sono cartacce per terra i segni della crisi del 2009 sono ancora evidenti. Abbiamo skateato molti edifici che erano un tempo attività commerciali e che ora sono vuoti, ma non abbandonati. È successo più volte di incontrare il proprietario che veniva a vedere cosa stava succedendo al proprio spot. E il rispetto che tutti hanno per il bene comune è notevole, anche i local che ci portavano in giro erano sempre armati di spatole per rimuovere la cera dopo aver skateato, di spray per riverniciare i rail, e di tutto l’occorrente per rendere un ledge skateabile senza sbeccarlo.

Efrem Sapienza, Drop and Roll On Grind, foto Federico Casella

Riassumerò l’ospitalità greca con la frase che mi ha detto Vasilis, il proprietario di Color skateshop, quando, vedendoci dalla vetrina, è entrato nel ristorante in cui stavamo mangiando per pagare la nostra cena senza che ce ne accorgessimo. “Dai Vasilis, cosa fai, non hai nemmeno cenato con noi!” “Voi siete italiani, e più di chiunque altro dovreste sapere che quando siete a casa mia, non posso fare altrimenti”. Non vedo l’ora di portarlo a mangiare una pizza come si deve. D’altronde, ogni volta che racconti ad un greco che sei italiano, ti risponderà sempre nella stessa maniera, con un proverbio nella nostra lingua. “Una fatsa, una ratsa”, una faccia, una razza, cioè: siamo la stessa cosa. Dopo un mese passato ad Atene, dopo aver ripercorso la Maratona storica, dopo aver conosciuto, mangiato, bevuto, skateato con i local, posso dire che sì, è vero. Una faccia, una razza. L’unica differenza è che loro sono vagamente più pelosi e che skateano molto meglio i rail.

Guarda il video Maratona di Alberto Della Beffa.

Hanno collaborato a questo articolo
Federico Casella

Qualcuno l'ha definito l'ultimo intellettuale di sinistra di questo paese e puoi trovare il suo zampino più o meno dietro ogni aspetto di Fotta. Oltre che allo skateboarding si dedica alla musica e al giardinaggio.

Pubblicato a pagina 46 di Fotta numero 10 - luglio agosto 2024

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