Rodes Chedres: storia di un DIY al contrario
Foto: Luca Crepaz, Noeh Demetz Testi: Federico Casella, Luca Crepaz, Alberto Della BeffaNel mondo al contrario ogni quartiere di ogni città ha uno skatepark perfetto, con strutture giuste per imparare e strutture matte per divertirsi. In questo mondo nessuno viene mai cacciato dagli spot e i trick vengono chiusi tutti alla prima. Nel mondo in cui viviamo, quello dritto, non al contrario, quando va male lo skatepark viene costruito da una ditta edile qualsiasi, quasi sicuramente sbagliando ogni possibile misura, angolo, altezza, rincorsa. Quando invece va bene, lo skatepark lo fanno gli skater, appassionati e dedicati, ma ancora non sufficientemente esperti di costruzione. Non si contano in Italia gli skatepark con errori dovuti all’“overfotta”, cioè iniziare a fare qualcosa che poi alla fine non si riesce a gestire. Portare avanti un cantiere, lottando da una parte con burocrati e ditte edili che non riescono a capire cosa tu stia facendo e dall’altra con budget ancora troppo bassi, è una sfida davvero impegnativa. Il più delle volte si prova ad accontentare tutti, infilando quante più strutture possibili nel design, finendo ogni tanto per compromettere il flow del park. Si deve lavorare in tempi stretti e spesso in periodi dell’anno inadatti alla lavorazione del cemento per accontentare le richieste assurde delle amministrazioni comunali. Di passi avanti se ne stanno facendo, ma sostanziali differenze con le controparti europee ci sono ancora. Noi non ce ne lamentiamo, anzi. Abbiamo la massima stima per gli skater che costruiscono i park dalle nostre parti (È uno sporco lavoro, ma qualcuno deve pur farlo, come dicevamo sul Numero 1), e siamo convinti che loro la pensino come noi. D'altronde fare i tagli perfetti per pannellare il corner di una bowl, o fare un buon Kickflip Bs Tailslide sono due skillset molto differenti.
Noi non ce ne lamentiamo, anzi. Abbiamo la massima stima per gli skater che costruiscono i park dalle nostre parti
Ce l’hanno dimostrato i ragazzi di Pontives, una frazione di Laion, paesino della Val Gardena. Qui sembra che tutto giri attorno al legno: la strada è costellata di legnaie, falegnamerie e atelier d’arte con statue in abete di qualsiasi forma e dimensione.
Qui un gruppo di ragazzi, figli di scultori, taglialegna e falegnami, stufi di andare a fare camminate nei boschi, di sciare in mezzo a turisti, di stare in un posto dove non succede nulla per i giovani, dove il tempo viene consumato dalla noia e dai lavori stagionali, hanno deciso di prendere in mano la situazione e di farsi le cose da sé. Dalla loro avevano una profonda comprensione dei materiali, della lavorazione del legno. Quello che non avevano era alcuna idea di come si facesse a skateare.
Nel mondo al contrario, invece di passare la vita ad imparare a skateare per poi costruire gli skatepark, questi ragazzi hanno costruito una bowl perfetta per poi imparare a skatearla . E l’hanno fatto perché volevano imparare a dropparla più di ogni altra cosa al mondo.
ADB Raccontami un po’, come siete arrivati a costruirvi uno dei park indoor migliori d’Italia in un paesino della Val Gardena?
LC La storia del nostro rifugio indoor DIY, parte in realtà molto prima della sua realizzazione. La necessità di avere un luogo dove skateare dove viviamo noi è stata il motivo per cui abbiamo fondato l’associazione Rodes Chedres con l’obiettivo di ottenere uno skatepark tramite il comune.
ADB Cosa significa Rodes Chedres?
LC Significa “ruote quadrate” perché da quando abbiamo iniziato a skateare, vivendo in questa piccola città di montagna, dove le strade son di asfalto piuttosto grezzo e dove di piazzette con un buon flat non ce n’è nemmeno l’ombra, ci è sempre sembrato di avere le ruote quadrate, cioè essere pressoché impossibilitati nella pratica.
ADB Con il comune siete riusciti ad ottenere qualcosa?
LC Da subito abbiamo voluto far capire al comune, che se si fosse costruito qualcosa, andava fatto bene, quindi non volevamo prefabbricati a caso e possibilmente avremmo voluto che lo skatepark sorgesse in un luogo sensato, non incastrato nel culo della valle. Detto ciò, sappiamo bene quanto è lenta la burocrazia e abbiamo capito subito che avremmo dovuto aspettare parecchio.
ADB Ed il capannone dove invece sorge ora il vostro park DIY come l’avete ottenuto?
LC Quel capannone lì era di mio padre; ad un certo punto, nell’indecisione se venderlo o meno, ha deciso di affidarlo a me, buttandomi lui stesso l’idea di costruirci qualcosa dentro da skateare.
Quasi non riuscivo a crederci che me lo stesse proponendo, non mi sembrava vero. A quel punto ho subito contattato Igor Santi, un amico che abita qua vicino e che costruiva rampe (Ero Ramps n.d.r.), per ragionarci insieme, fare un progetto e capirne la fattibilità.
All’inizio non ho nemmeno sparso la voce tra il gruppo di amici, volevo essere sicuro che saremmo riusciti a realizzarlo e non dare una speranza vana.
ADB La progettazione e la costruzione come sono andate?
LC Abbiamo fatto il design della bowl, piccolina ma con una forma particolare, abbastanza unica, poi abbiamo fatto un conto dei materiali ed il primo ordine di legno l’ho pagato di tasca mia a fine 2021, in pieno periodo Covid, dove tutte le materie prime erano già raddoppiate di prezzo.
A gennaio 2022 abbiamo ricevuto il materiale e ci siamo subito dati da fare. Il piano iniziale era la sola costruzione della bowl, mentre la parte street è arrivata in seguito. All’inizio non avevamo proprio idea di come fare, non sapevamo niente di niente, Igor costruiva mini ramp dritte ma come si realizzasse un corner di legno era un mistero.
ADB Però alcuni di voi avevano già esperienza nella lavorazione del legno, no?
LC Sì, qua in Val Gardena c’è una lunghissima tradizione nella lavorazione del legno, alcuni di noi sono figli di artigiani ed a grandi linee tutti noi facciamo lavori manuali, quindi l’attitudine giusta c’era già in partenza.
ADB Quanto tempo ci avete impiegato per realizzarla?
LC Più o meno tre mesi. Ad un certo punto abbiamo dovuto ordinare altro legno e tutti e otto gli amici dell'associazione hanno messo i soldi che mancavano. Poco dopo abbiamo finito la costruzione.
ADB Ma è vero che prima di costruire la bowl la maggior parte di voi non aveva mai skateato un quarter?
LC Praticamente sì, io ho iniziato ai tempi del liceo, prima imparando a spingermi in strada con il penny e poi passando allo skate normale ed andando allo skatepark a Brunico. Qua in paese eravamo quattro amici che si divertivano a fare i downhill con le ruote grosse agli inizi e poi a skateare dei muretti e manual pad DIY nei garage, dai quali finivamo per farci cacciare continuamente.
Poi sono stato in Australia dove ho visto skatepark incredibili e, quando sono tornato, di colpo c’era molta più gente che skateava. In quel momento si è capito che avremmo avuto bisogno di un posto adeguato.
ADB Sicuramente, anche perché, penso, in montagna per una buona parte dell’anno non si può veramente skateare all’aperto.
LC No, vivendo a 1400 m di altitudine per circa sei mesi all’anno abbiamo neve o clima davvero freddo.
ADB Normalmente a parte skateare cosa fate? Che attività avete da fare vicino casa?
LC Facciamo tutti attività strettamente stagionali, sci e snowboard in inverno e bici e parapendio d’estate. Mentre ora con il posto indoor lo skating si può fare tutto l’anno senza pause e riusciamo realmente a progredire.
ADB Ed ora come gestite lo skatepark?
LC Il park lo gestiamo con l’associazione, abbiamo un gruppo WhatsApp con tutti gli iscritti dove comunichiamo orari di apertura ed attività e se qualcuno da fuori vuole farci visita ci scrive su Instagram. Anche se per lo più è il park di un gruppo di amici e avendo poche spese da coprire non abbiamo la necessità di tirare su soldi con scuola skate o altri servizi simili. Inoltre, abbiamo tutti un lavoro, poco tempo libero da dedicarci e non viviamo nemmeno tutti qua costantemente.
E, soprattutto, l’obiettivo primario dell’associazione rimane far realizzare uno skatepark pubblico dal comune, perché i nostri sforzi per costruirci il nostro DIY non devono considerarsi come la soluzione completa.
Qualcuno l'ha definito l'ultimo intellettuale di sinistra di questo paese e puoi trovare il suo zampino più o meno dietro ogni aspetto di Fotta. Oltre che allo skateboarding si dedica alla musica e al giardinaggio.
Albi da quindici anni cerca di rendersi utile nello skateboarding, occupandosi di filming e costruzione di skatepark. Ogni suo trick chiuso è frutto di una battaglia. Se vi chiede di filmargli un trick su un china bank, scappate.