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Occupy Bicocca

Foto: Federico Casella, Federico Trivella, Claudio Bernardini Testi: Federico Casella

Era l’inizio degli anni Sessanta quando in California un gruppo di capelloni cominciava a carvare a piedi nudi con delle tavolette di plastica. In Italia si parlava di “miracolo economico”: Milano trainava il boom industriale, in particolar modo dal quartiere Bicocca, a nord della città.

Alex Borgatti, foto Federico Casella

Qui c’erano gli stabilimenti degli pneumatici Pirelli, e qui, dalla loro costruzione fino al loro definitivo smantellamento, per quasi un secolo sono giunti immigrati di mezza Italia per lavorare nelle fabbriche e abitare nel villaggio operaio di fianco. Lo skate era ancora cosa dei cugini d'America: noi ci concentravamo su argomenti più pratici, come la gomma e l’acciaio.

All’inizio degli anni Ottanta però, in seguito alla deindustrializzazione e alla delocalizzazione degli impianti, la proprietà cominciò a pensare a come recuperare gli spazi dedicati alla produzione per realizzare un polo dedicato alla conoscenza, dove università e centri di ricerca potessero concepire il futuro del paese. Alla gara per il progetto di riqualificazione parteciparono diverse Archistar, da Gae Aulenti a Renzo Piano, con visioni e proposte architettoniche e urbanistiche molto differenti. Alla fine nel 1988 è Vittorio Gregotti ad aggiudicarsi il compito di realizzare la sua cittadella della conoscenza.

L’idea di optare per uno sviluppo orizzontale dei volumi, invece che per quello verticale tipico dei grattacieli che stavano riempiendo le skyline delle capitali di tutto il mondo, si è rivelata però problematica. Nel corso degli anni il progetto originario ha subito diverse modifiche, integrando, e in alcuni casi forzando, residenze e altri usi non previsti in partenza.

Questo ha generato quella che gli architetti definiscono—in paroloni—“una certa frammentazione funzionale”: non ha ingranato come si sperava. In corso d’opera gli spazi sono stati divisi in maniera poco pratica, lasciando grossi vuoti tra gli edifici. Mentre i palazzi della Bicocca sono dei formicai che brulicano di impiegati, studenti e ricercatori, le sue strade sono spazi liminali, dove nulla accade se non la transumanza dei pendolari che dalla stazione di Greco Pirelli si riversano in uffici e università.

Lorenzo Pelino, Bs Crooked, foto Federico Casella

E se Gregotti e i suoi non sono riusciti a realizzare il polo della conoscenza che speravano, nulla gli si può dire sul fatto che gli spot non li sapessero fare.

Johnny Lella, Taildrop Boardslide, foto Federico Casella

Guido Zanotto, Sw Kickflip Over, foto Federico Casella

Lorenzo Pelino, Bs Kickflip Over, foto Federico Casella

Alex Borgatti, Fs Wallride, foto Federico Casella

Eppure la Bicocca sognata dalla famiglia Pirelli e da Vittorio Gregotti è più di una ristrutturazione industriale mezza mancata. Perché dove un piano urbanistico fallisce creando dei vuoti d’uso degli spazi, lì arrivano gli skater. E se Gregotti e i suoi non sono riusciti a realizzare il polo della conoscenza che speravano, nulla gli si può dire sul fatto che gli spot non li sapessero fare. La nuova Bicocca sembra infatti la mappa di un videogioco: ogni angolo, ogni palazzo ha i suoi spot, tutti leggermente diversi l’uno dall’altro, ognuno con le sue particolarità. Non a caso le pagine delle riviste di skate italiane, europee, e in alcuni casi americane, sono piene zeppe di foto scattate qui.

Alex Borgatti, Roll In, foto Federico Casella

Jesus Fernandez è venuto a filmare il suo ender per “Pretty Sweet” sugli storici muretti di Greco Pirelli (lo spot purtroppo è appena stato demolito, RIP), ma ogni tour internazionale che passa per la città si fa un giro nel quartiere, che sia il team Girl, Vans, Baker, Supreme, Sabotage, Thrash And Burn, o le local crew, come i Rat Ratz e i CCP che hanno praticamente occupato la Bicocca negli scorsi anni: la lista è infinita.

Poi, il quartiere ha i suoi problemi e le sue disfunzionalità. Le strade sono sprovviste di servizi, che sono tutti concentrati nella piazza centrale. La sera la Bicocca si svuota completamente, non ci sono più auto parcheggiate e per strada non vola una mosca. Cosa che rende questo angolo di città, che ricorda più Pyongyang di Milano, ancora più angosciante. Io non sono un architetto, né un urbanista, e la mia voce in materia vale quanto il due di spade con briscola bastoni; inoltre sento di dover aggiungere che non sono mai stato in Corea del Nord. Ma Viale della Rivoluzione io me lo immagino tale e quale a Viale Pirelli.

Johnny Lella, Hippie Jump, foto Federico Casella

Johnny Lella, Roll On Fs 5-o, foto Federico Casella

Samuele "Wuber" Pardini, Bs Noseblunt, foto Federico Casella

Andrea Calgaro, Fs Nosegrind Tailgrab, foto Federico Casella

La gente che abita qui lo fa sicuramente perché ama il rigore e il silenzio, due concetti che si concretizzano negli skatestopper, abbondantissimi in zona. E anche se alcuni sono stati necessariamente rimossi per poter skateare gli hubba di Piazza dell’Ateneo Nuovo, in Piazza della Trivulziana altri hanno aggiunto valore, creando nuove possibilità per diversi spot.

La narrativa è comunque chiara: dove c’è uno skatestopper, c’è qualcuno che non vuole che stiamo lì. Nel 2018 sotto la torre Breda, un ex serbatoio idraulico simbolo assieme all’inceneritore Pirelli della storia industriale del luogo, è stato costruito uno skatepark, credo con l’intento di levarsi di torno gli skater che oramai alla Bicocca erano di casa: “Vi abbiamo fatto le rampe, andate là a giocare!”. Il park, che ha al suo interno una Bowl con la B maiuscola e qualche line street divertente, è frequentatissimo da famiglie e bambini, e per poter fare una session tranquilla bisogna necessariamente andare di mattina. Per poter skateare la Bowl invece bisogna armarsi di pazienza, scopa e secchio, in quanto quattro volte su cinque è piena di vetri, fango, biciclette scassate, cartelli stradali e spazzatura varia.

Simone Chiolerio, Polejam 5050, foto Federico Casella

Alex Borgatti, Nose Bonk Tailgrab, foto Federico Casella

Oggi il quartiere sta cambiando di nuovo, alcuni spot storici sono stati smantellati e altri ne stanno venendo costruiti. È in atto un nuovo piano di riqualifica dove retrofitting, cioè il recupero e riadattamento di edifici già esistenti, e costruzioni ex novo stanno cercando di rivitalizzare la zona. Tra archeologia industriale, fondazioni d’arte, centri commerciali, palazzoni pieni di uffici, nuovi condomini, studi d’artista e studentati, abbiamo trovato un posto anche noi di Fotta, che ora qui abbiamo la nostra redazione. Per chi volesse venire a farci un saluto, siamo all’angolo tra via King Jong Un e largo King Jong Il, ma state attenti al parcheggio perché ogni tanto mettono le multe, e qui in Corea si paga con i lavori forzati.

Guarda la mappa interattiva degli spot che abbiamo skateato.

Guarda il video Occupy Bicocca di Patrick Frunzio.

Hanno collaborato a questo articolo
Federico Casella

Qualcuno l'ha definito l'ultimo intellettuale di sinistra di questo paese e puoi trovare il suo zampino più o meno dietro ogni aspetto di Fotta. Oltre che allo skateboarding si dedica alla musica e al giardinaggio.

Pubblicato a pagina 16 di Fotta numero 13 - marzo aprile 2025

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