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Skateboarding’s Finest: intervista a Marco “Tappo” Olent

Foto: Alberto Della Beffa Testi: Redazione

FC   Non è un grande momento per gli skateshop, chi non ha chiuso o sta chiudendo o si sta inventando nuove maniere per stare a galla. E se questo è particolarmente vero in Italia, dove il mercato dello skate è molto piccolo, vedere che la situazione non è rosea anche nei paesi dove gli skater non sono mai mancati, come gli Stati Uniti o la Germania, ci aiuta a mettere tutto in prospettiva. Skateboarding’s Finest è uno degli skateshop italiani più presenti sulla scena attuale. Skater-owned and run, SF supporta un team di tutto rispetto e organizza da sempre almeno un tour annuale e vari eventi sulla città, oltre a rilasciare capsule in collaborazione con artisti locali. Abbiamo fatto quattro chiacchiere con Marco Olent, aka Tappo, patron di SF e ci siamo fatti raccontare come va lo skateboarding a Torino e cosa vuol dire gestire uno skateshop nel 2025.

Marco "Tappo" Olent e Icarino - foto Alberto Della Beffa

FC   Quando nasce Skateboarding’s Finest e qual è il tuo rapporto con lo shop?

TAPPO   nasce a Torino nel 2005, io ne sono diventato il proprietario nel 2015 quando Matteo Guolo, il vecchio owner, decise di vendere l'attività. Ai tempi della proprietà di Matteo ero uno dei rider del negozio e facevo i corsi di skate per lui, quindi c'era già un legame di lavoro, di amicizia e di supporto reciproco... Diciamo che non ho il nome dello shop tatuato come altri amici ma già ai tempi era un'istituzione in città.

FC   Negli anni hai visto, vissuto e attraversato le varie oscillazioni della fama e del mercato dello skate, che momento è questo?

TAPPO   Beh, a livello di mercato ti posso parlare dei miei dieci anni di esperienza, perché prima pensavo solo a skateare e non avevo il problema di far quadrare i conti vendendo skateboard. Come tutti sanno è un momento di crisi globale, forse mai vissuto così. Il paradosso è che lo skateboard non è mai stato così accessibile e pubblicizzato come negli ultimi anni, con centinaia di nuovi skateparks, l'ingresso alle Olimpiadi e brands di spicco che lo hanno utilizzato per le proprie attività di pubblicità o marketing...

Pepe Tirelli, Wallie North, foto Alberto Della Beffa

Certe cose si tramandano solo in piazza, di generazione in generazione.

FC   Torino è dal giorno zero una delle città chiave dello skateboarding italiano, com’è la scena oggi? Come la descriveresti paragonandola a quella che c’era quando hai iniziato te?

TAPPO   Torino ha sempre spaccato e continua a spingere ma in questo momento faccio fatica a vedere la nuova generazione che dovrà sostituire quella “vecchia” (da quello che mi sembra di capire è una situazione abbastanza comune non solo a Torino); questo fa un po' di tristezza, così si rischiano di perdere i valori che sono dietro allo skateboarding, che ovviamente di per sé evolve, ma certe cose si tramandano solo in piazza di generazione in generazione.

Icaro Nardi, Bs 5050 Up, foto Alberto Della Beffa

ADB   In questi anni avete rilasciato diverse capsule collection di vestiario e tavole in collaborazione con artisti locali. Pensi sia questa la chiave della sopravvivenza perdi uno skateshop in un periodo di crisi? Diventare un mini brand può essere la soluzione?

TAPPO   Sicuramente la produzione del proprio marchio è una possibile chiave. Ovviamente ci sono dei limiti dal punto di vista delle quantità e della qualità di produzione, specialmente su certi tipi di articoli, però sì, penso che una parte della soluzione possa essere anche quella.

FC   Con le nuove tariffe americane i prezzi dei marchi oltreoceano stanno lievitando in maniera estrema. Come si adattano i clienti a questo cambiamento? C’è più interesse per i prodotti europei?

TAPPO   Ricollegandosi al discorso di prima, posso dirti che ultimamente vendo principalmente le mie deck, nonostante abbia almeno un'altra sessantina di tavole di marchi americani o europei. Quelle americane stanno arrivando a 100€ ed oltre. Non penso ci sarà più mercato da noi se non per qualche raro appassionato.

FC   Big Boys, pre-assemblati, Dunks… Sembra che ci sia sempre stato un prodotto a trainare l’economia degli shop, oggi qual è?

TAPPO   Non lo so, se qualcuno ha la risposta vi lascio la mail così può scrivermelo: info@skateboardingsfinest.it

FC   Tra le tante cose, seguite anche corsi di skate. Come vedi la questione di insegnare a qualcuno a skateare? È ancora un boom, oppure le Skate School sono in una fase calante?

TAPPO   Negli ultimi due o tre anni non siamo stati molto dietro alla Skate School, di conseguenza sono calate le iscrizioni. In generale non saprei dire se siano in una fase calante o meno; quello che so per certo è che non vorrei più avere a che fare con genitori invasati. Per noi la Skate School è stato sempre un discorso di introduzione allo skate, per far divertire i bambini ed insegnargli le basi.

Efrem Sapienza, Nosemanual Fs 180 to Fakie Manual, foto Alberto Della Beffa

ADB   Ogni anno viaggi assieme al team del negozio sfornando dei tour video come quello in Marocco, di cui vediamo le foto in queste pagine. Cosa ti spinge ad investire il tempo e le finanze per continuare a far tutto ciò?

TAPPO   Se prendi qualcosa dallo skateboarding devi dare qualcosa indietro. Che sia organizzare un contest, supportare dei riders, fare tour o che dir si voglia, qualcosa devi fare. Altrimenti stai solo togliendo linfa vitale allo skate.
Per me il tour con gli amici è uno degli aspetti più belli dello skateboarding e lo faccio senza troppe remore. Ovviamente è un investimento a perdere, ma se avessi voluto fare i soldi non avrei aperto uno skateshop ehehe…

Mercato in Marrakech - foto Alberto Della Beffa

A fine viaggio mi sono chiesto se il “problema” dei maranza (termine che tra l'altro non mi piace usare) sia solo il fallimento della nostra società nell'integrare il popolo Marocchino.

LZ   Ci racconti qualche aneddoto del tour in Marocco? Come vi siete trovati fuori Europa? Trick preferito che è stato fatto in tour, cibo preferito e bevanda preferita? Come sono i “maranza” lì?

TAPPO   Di maranza non ne abbiamo visto mezzo. Non ci siamo mai sentiti con gli occhi addosso e non siamo mai finiti in qualche situazione sketchy nonostante in tour, come sapete, ci si muove con telecamere ed attrezzature che attirano spesso sguardi indiscreti. Quello che abbiamo visto è un popolo straordinario, gentile, rispettoso ed accogliente, completamente diverso da quello che viviamo o percepiamo nelle nostre città... A fine viaggio mi sono chiesto se il “problema” dei maranza (termine che tra l'altro non mi piace usare) sia solo il fallimento della nostra società nell'integrare il popolo Marocchino.
Avrei un bel po' di aneddoti da raccontare ma quello che più ci ha segnato è il seguente:Casablanca, terzo giorno del tour. Adriano (La Greca n.d.r.) si sta spingendo in un downhill zigzagando tra le macchine in coda al semaforo mentre Sergio (Pontillo n.d.r.) lo segue attento con la sua videocamera; un Ollie Up sul marciapiede e subito dopo un bel 360 Flip a uscire da un Bump, ne atterra un paio. La cumpa ha fatto già accampamento sul ciglio della strada insieme a qualche skater locale che ci sta accompagnando in giro per gli spot, quando tutto ad un tratto iniziamo a sentire dei cori. Non facciamo in tempo a girarci che una sessantina di ultras a volto coperto con tanto di fumogeni accesi, bandiere sventolanti, e visi non particolarmente amichevoli ha occupato l'incrocio e sta venendo verso di noi. Quando abbiamo iniziato a realizzare cosa stesse succedendo, il gruppo ci aveva già superato, noncurante della nostra combriccola di occidentali dal culo bianco. Con il mio francese stentato chiedo ad uno dei local cosa fosse appena successo e l'unica cosa che capisco è la parola sangue... Il mio primo pensiero è che stessero andando a menarsi con qualche altra tifoseria. A quel punto si avvicinano anche gli altri boys e Pepe (Pietro Tirelli n.d.r.), che mastica meglio di tutti il francese, chiede a sua volta spiegazioni. Siamo tutti incuriositi da questo strano episodio e, finito di parlare, Pepe si gira verso tutti noi e ci dice con un sorriso incredulo: “Stanno andando a donare il sangue tutti assieme”. Non so quanti secondi di silenzio ci siano stati ma questo come altri episodi hanno smontato i nostri pregiudizi e ci hanno dato al tempo stesso uno spunto per riflettere sulla nostra di società, penso di parlare a nome di tutti. Sono situazioni che ovviamente bisogna vivere sulla propria pelle, quindi se avete l'occasione vi invito ad andare a scoprirlo da voi.

Marco Iaria, Fs Noseslide to Fakie, foto Alberto Della Beffa

LZ   All’interno del team ci sono personalità molto diverse tra loro, ognuno con le proprie idee radicali e le proprie esigenze. Come funziona questo equilibrio in tour? Ci parli un po’ delle nuove leve SF e del rapporto che c’è tra quelli che ormai sono più grandi e chi invece sta iniziando ad essere supportato adesso?

TAPPO   Ti vorrei dire che è tutto rose e fiori ma non è così. Stare insieme 24h al giorno, dormire in letti scomodi, con stanchezza che si accumula, infortuni, trick che non escono e problemi che magari ci si porta dietro da casa non è facile e a volte qualcuno sbrocca, ma mai nulla di irrisolvibile.
Per quanto riguarda il team, come ti dicevo prima, mancano le nuove leve, quindi per un po' di anni è rimasto lo stesso. Quest'anno ho tirato dentro i fratelli Bertoluzzo, Mattia e Zeno, giovanissimi, forti e, cosa più importante di tutte, con l'attitudine giusta, ma buon sangue non mente d'altronde. È una cosa fresca fresca, loro sono della provincia di Torino e non vengono tutti i giorni a skateare qua da noi, quindi il rapporto è ancora da costruire, ma spero funzioni! In questo tour non son venuti con noi, ma dal prossimo conto di tirarli dentro. Ci servono ginocchia fresche eheh…

Pubblicato a pagina 30 di Fotta numero 14 - giugno agosto 2025

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