Couchsurfing, alberi e manual: intervista a Martino Cattaneo
Foto: Federico Casella, Fabien Ponsero, Gerard Riera, Davy Van Laere Testi: Daniel "Schianta" LeporiOttenere un'intervista con Martino rappresenta una sfida degna di nota, non tanto perché lui non sia disponibile, anzi, ma considerando il suo perpetuo stato di tour, è piuttosto raro trovarsi sul suo stesso pezzo di terra emersa. Sapendo che in questo periodo stava bazzicando gli States abbiamo cercato qualcuno che fosse da quelle parti per potergli fare qualche domanda. Il più vicino era il suo compaesano Schianta (intervistato sul Numero 7), sperduto al momento da qualche parte sulle Ande Argentine, e quindi perlomeno in un fuso orario più vicino del nostro. Come potrete immaginare, non si parlerà che di vita sedentaria e delle gioie della routine.
S Bella Martino! Dove sei e da chi stai facendo Couchsurfing?
MC Bella! Sono a San Francisco e non sto facendo Couchsurfing ahaha! Sono in tour e abbiamo un Airbnb.
S Dov’è casa per te in questo momento? So che i tuoi averi sono sparsi in ogni dove.
MC Beh probabilmente adesso casa è in tour visto che non ho più un appartamento o una camera.
S Volevo chiederti qual è stato il tuo primo incontro con la scena skate italiana? Quanti anni avevi e chi hai conosciuto per primo?
MC Penso che il primo incontro che mi è rimasto impresso è stato quando Daniel Cardone è venuto a Lugano con il team Quiksilver nel 2006, ricordo che sono rimasto impressionato da come skateava ma in particolar modo mi ha impressionato come si salvava dai trick sbagliati, lì ho realizzato quanto saper cadere fosse importante nello skate. Avevo quattordici o quindici anni al massimo. Da lì ho iniziato a scavare e ho scoperto che c’era una grande scena di skate in Italia sia street che transition.
S Tra l’altro, penso che non tanta gente lo sappia ma da ragazzino eri nel team Quiksilver, come ti trattavano?
MC Sì, ero nel team svizzero e mi trattavano bene. Siamo andati in tour a Barcellona, è stato il mio primo tour ufficiale con una marca. Ci invitavano ai contest e mi mandavano anche tanto materiale che però non mi gasava troppo, io volevo i panta stretti punk e loro mi mandavano quelli baggy con i graffiti sul culo ahah. È durato poco però perché ad un certo punto la situazione è andata un po’ a morire e hanno smesso di fare cose con lo skate.
probabilmente adesso casa è in tour visto che non ho più un appartamento o una camera.
S Di interviste ne hai avute tante ma mai una su Fotta! Qual è stata l’intervista di cui sei stato più soddisfatto? Ti ricordi la prima che hai avuto?
MC Penso che la mia prima intervista era un check out su Kingpin mentre quella di cui sono stato più soddisfatto era il “Lunatic Fringe” su Thrasher perché mi piacevano tutte le foto.
S Cosa pensi dei magazine e delle interviste? Ti mette in difficoltà rispondere e parlare di te stesso?
MC I magazine di skate mi piacciono di brutto e anche leggere le interviste, è solo che detesto farle ahaha. A volte non me la sento di dare tutte queste info su di me. Poi però il prodotto finale mi piace, mi gasa quando leggo una bella intervista.
S Parliamo dei 5050a Fakie sugli alberi e dei Flip e Shove-it Hippie Jump, da dove prendi l’ispirazione per questi trick stravaganti?
MC I 5050 a Fakie arrivano dagli Attack The Wall Fs e Bs. Sull’albero l’ho fatto perché lo spot lo permetteva. Ho realizzato che si sale più facilmente uscendo dritti dal quarter, fa solo più caga a tirarlo dentro. Però tecnicamente è più facile perché devi fare meno cose rispetto a Fs e Bs. I Flip e gli Shove-it Hippie Jump invece arrivano da Sebastian Vijverberg, skater olandese che, per chi non lo conosce, ha moltissime varianti di trick in Hippie Jump. È stato il primo che ho visto fare questa tipologia di trick e grazie a lui mi si è aperto un nuovo lato dello skate.
S Come capisci se un trick è fattibile oppure no?
MC Nel dubbio, ovvero se non so se è fattibile, cerco una maniera di poterlo provare senza ammazzarmi e poi progressivamente capisco. Altri trick, invece, lo so dall’inizio che sono fattibili ma non puoi sbagliare. In questi casi il lavoro è più mentale, entra in gioco la confidenza e cerco di stare attento ad ogni piccolo movimento che faccio.
S I trick in Switch sono più belli quando si capisce che lo sono o quando sembrano Normal?
MC Sono fighi entrambi. Però su certi aspetti se lo riesci a far sembrare estremamente Switch o estremamente Normal penso che aggiunga un certo valore al trick.
S Com’è nata la tua bravura nei manny? Mi sembra di ricordare che è nata più come una necessità?
MC Sì in sé sì, ho subito un infortunio al piede e ho rotto un legamento chiamato Lisfranc, che sta tra due ossa del piede, e la cui guarigione è un po’ delicata. Ho operato e sono stato fermo per un po’ di mesi, poi ho fatto fisioterapia ed è iniziata ad andare meglio, anche se a skateare ancora non ce la facevo. Dopo nove mesi non mi era ancora passata. Stufo, ho ricominciato ad andare in skate ma facendo solo ed esclusivamente manny. Lo vedevo come un esercizio di riabilitazione e stavo molto attento a non subire impatti o a esagerare, era un modo di allenare la caviglia divertendomi. Dopo un altro paio di mesi però sono riuscito a tornare a skateare come prima e penso proprio che quelle giornate a fare solo manny mi abbiano aiutato molto.
S Come hai iniziato a skateare per Madness? E com’è finita?
MC Sam Beckett mi ha fatto entrare nel team, è stato molto figo perché ero in stampelle in quel periodo, avevo appena subito l’infortunio al piede di cui parlavo prima, e non potevo pensare che un’offerta così mi potesse arrivare in un momento del genere. La cosa mi ha dato molta energia per mettermi in sesto e tornare a skateare. Abbiamo fatto un tour in Europa, ho filmato una videopart e sono anche andato negli USA a conoscere il team. Sono stato con loro per cinque anni e mi hanno anche fatto pro. Poco dopo, però, la distribuzione di cui faceva parte Madness (Dwindle Distribution) è stata comprata da una compagnia che non aveva a che fare con lo skate e non c’è stato niente da fare. Hanno fatto un macello licenziando i fondatori e da lì tutti abbiamo lasciato il team.
quando non avevo soldi prendevo sorsi dalle birre e dai drink dei soci, per non interrompere i loro discorsi ho sviluppato una tecnica di allungamento della mano che rende chiare le mie intenzioni.
S Sei stato uno degli skater più underrated per molto tempo, cosa ti ha fatto andare avanti a persistere sulla tua strada? Come ci si sente ora che hai la giusta attenzione?
MC La principale spinta deriva dal fatto che penso non ci sia niente che mi appassioni tanto come lo skate, nel limite del possibile ho sempre cercato di concentrarmi e puntare su quello. Più che attenzione, sono contento di poterlo fare per vivere; nonostante essere sempre in tour può essere un po’ stressante è sicuramente il lato che apprezzo di più: vedere posti nuovi e il fatto di poterlo fare con i miei amici è un sogno.
S Tutti gli skater di Lugano hanno dei soprannomi e tu non sei da meno, perché ti chiamano “La Manascia” e “Il Grigio”?
MC Allora ahaha, “La Manascia” è perché quando non avevo soldi prendevo sorsi dalle birre e dai drink dei soci, per non interrompere i loro discorsi ho sviluppato una tecnica di allungamento della mano che rende chiare le mie intenzioni. Ora, pian piano, sto cercando di ripagare tutti quei sorsi scroccati offrendo io delle birre ogni tanto. Mentre “Il Grigio” è una razza di alieno che non so bene perché mi sia rimasto. Mi ricordo che una sera parlavo di alieni con Enrico (non sappiamo chi sia n.d.r.) e da lì me l’ha attaccato.
S Quali piani hai per il futuro? Progetti a cui stai lavorando? Già pensato ad un posto dove vivere?
MC Stiamo lavorando a “Pre Alpz 2”, un video filmato a Lugano con Andrés (Bignasca n.d.r.) e Schianta che con calma stiamo per finire. Poi sto cercando di tirare insieme un po’ di footage, aspettando che esca il video Vans “Where’s Tom”. Ho delle idee di posti dove vivere ma non è una domanda che mi pongo così frequentemente, penso che ad una certa capirò dove piazzarmi.
S Grazie per il tuo tempo Martino! Tu hai ringraziamenti?
MC Si! Ringrazio tutti!
Schianta è uno skater di Lugano con base a Barcellona. Passa il suo tempo tra i tour con Vans e le vacanze con la ragazza. Ha intervistato il suo compaesaneo Martino Cattaneo su Fotta Numero 9.